La Via Veneto Jazz nasce nel 1993, quasi per caso, dall'incontro fortuito del produttore Biagio Pagano con alcuni musicisti e alcuni fonici uniti dall'esigenza comune di voler valorizzare il lavoro e la musica di molti musicisti e compositori per lo più sconosciuti fuori dell'ambiente degli addetti ai lavori.
Inizialmente non c'era quella progettualità artistica che poi nel tempo si è via via delineata: produrre jazz italiano, quello più sentito, meno cervellotico, che avesse sapore e suono mediterraneo, che sviluppasse attraverso il linguaggio internazionale del jazz dei contenuti e una melodia che attingessero alla nostra tradizione musicale.
Le prime produzioni si caratterizzarono con partecipazioni di musicisti di grande spessore internazionale, cercando di creare non una partecipazione mercenaria ma un vero interscambio musicale, un dialogo che avveniva su composizioni originali, una collaborazione che cresceva nel tempo anche con concerti che seguivano la pubblicazione dei dischi.
Man mano che si lavorava si faceva sempre più chiara la scarsa attenzione che il mondo discografico, dalle major alla stampa ai negozi di dischi, davano a tutto il settore "jazz italiano" in generale; questo dovuto anche, ma non solo, ad una sovrapproduzione di dischi che a volte non sono di qualità competitiva e con una scarsa forza progettuale.
Queste considerazioni ci hanno spinto ad affrontare le nuove produzioni con un criterio che guardi oltre la qualità della musica e della registrazione, la forza del progetto, l'originalità che ogni disco deve avere per poterlo affermare in Italia come ora più che mai all'estero, dove stanno ottenendo dei grossi risultati alcuni musicisti italiani come Roberto Gatto, Stefano Di Battista, Danilo Rea, Stefano Bollani, Fabrizio Bosso, ecc.
Fondamentale è stato chiudere un accordo di distribuzione della Via Veneto Jazz con la RCA VICTOR prima, e con la EMI poi, che avrebbe garantito una copertura distributiva capillare sul territorio, e che ha dato alla VVJ quello spessore e quell’investitura che solo l’inizio di una partnership con tali interlocutori può dare, portando la VVJ ad interagire con figure sacre e storiche del mondo del business discografico con una dignità e professionalità da tutti riconosciuta..
Questo passaggio viene confermato e sigillato anche da vari premi che le produzioni della VVJ cominciano a collezionare negli anni successivi (VVJ 016-The tales of Doctor 3 “miglior disco Italiano, VVJ 021-Bollani “Miglior nuovo talento”, VVJ 023-Shades of Chet “miglior disco Italiano”, Doctor 3 -2001/2003 "miglior gruppo Italiano", ecc.), e da scoperte di nuove formazioni che perdurano nel tempo, e che testimoniano l’altissima qualità dei progetti stessi e del carisma di talent scout del fondatore dell’etichetta.
Non ultimo, la VVJ è orgogliosa di annoverare tra le sue scoperte, un artista come Sergio Cammariere, che grazie all’intuito di Biagio Pagano è riuscito a portare all’attenzione di un vasto pubblico il suo splendido talento naturale. Purtroppo il 28 settembre 2004 Biagio Pagano lascia questa vita, lasciando la guida dell’etichetta al fratello Matteo Pagano che già lavorava con lui, ed un impegno a lavorare un catalogo che dà prestigio sia a chi lavora per esso, sia agli artisti che ne fanno parte, ma soprattutto la missione che l’aveva spinto ad iniziare.
Oggi la VVJ vuole affrontare le sfide presenti e future con rinnovato vigore, puntando a confermare in Italia e ad ampliare nel resto del mondo la sua presenza e la sua indiscussa attività qualitativa di Etichetta di Musica Jazz Italiana, attraverso la strutturazione di partnership internazionali.