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VVJ 047 - High Five Quintet - Jazz desire

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VVJ 047 - High Five Quintet - Jazz desire

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High Five Quintet
Jazz desire

Daniele Scannapieco - sassofono tenore
Fabrizio Bosso - tromba, flicorno
Luca Mannutza 
- pianoforte
Pietro Ciancaglini
- contrabbasso
Lorenzo Tucci
- batteria

 


VVJ 047 - Prodotto da Via Veneto Jazz

 Logo Via Veneto Jazz  


 

Secondo album per gli HIGH FIVE, realtà giovane ma già ben consolidata nel panorama jazzistico italiano.

La formazione, dalla sua prima presentazione nel 2002, ha subito soltanto un cambiamento, per ragioni sfortunate: il talentuosissimo pianista Julian Oliver Mazzariello, che molti ricorderanno per la straordinarietà nel tocco e le non comuni doti compositive, ha ormai lasciato l’attività per problemi di salute. Ne ha preso il posto il pianista sardo Luca Mannutza (con qualità stilistiche ovviamente differenti ma altrettanto degne di nota), che in questo album si mette bene in luce anche firmando due felici composizioni, in una delle quali, Libero, mette in risalto un particolare lirismo, delicato ed evocativo.

Veniamo dunque all’album, i cui brani sono stati ispirati da un breve soggiorno in un buen retiro della campagna salernitana, nell’Ottobre 2003: stilisticamente prosegue sulla via del New Hard Bop, già intrapresa con il primo album; ma musicalmente il materiale rivela che i cinque “giovani leoni” sono cresciuti e maturati, non soltanto anagraficamente ma soprattutto per le esperienze musicali compiute: il quintetto tiene un elevato numero di concerti in tutta Italia, con puntate sempre più frequenti in Francia, fatto che contribuisce notevolmente all’affiatamento dei musicisti e alla creazione di equilibri interni sempre diversi e nuovi.
E infatti, nell’album, i brani rivelano una costruzione armonica e melodica particolarmente elaborata, e una struttura molto articolata che si sviluppa in direzioni sempre differenti ed imprevedibili, come se i musicisti avessero interiorizzato la lezione dell’Hard Bop per poi intraprendere una strada assolutamente personale.

La track list è molto omogenea - ogni musicista, ad eccezione del batterista, firma un paio di composizioni - e si apre con il bel brano di Daniele Scannapieco Conversation, che chiude anche l’album, presentato, in questo caso, nella veste di doppio remix effettuato dal DJ Nicola Conte (che, si sa, frequenta molto il jazz e da anni collabora con i componenti del quintetto, avvalendosi del loro contributo per le proprie creazioni musicali).

Il secondo brano è un omaggio ad un brano cult della storia del rock: Another One Bites the Dust del gruppo-icona Queen; non una cover, ma una riscrittura che scopre e mette in risalto, grazie soprattutto al gioco di rimandi dei fiati, lo swing insito nel brano nella versione originale.

Tra gli altri brani si mettono in rilievo, a nostro avviso, Dubai, pirotecnico hard bop firmato da Fabrizio Bosso – autore anche della pregevole ballad Wide Green Eyes -, e The Driver, firmato da Pietro Ciancaglini; ma è nell’insieme che va comunque valutato questo album del quintetto, che non smentisce le aspettative che si erano create due anni fa, in occasione della pubblicazione dell’album di esordio, bensì offre al pubblico un lavoro maturo e consapevole, animato da un’elevata energia interiore e da idee originali pur nel rispetto della tradizione, cosa piuttosto rara, oggi, nell’affollato panorama jazzistico italiano.

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